(di Andrea Cupini)
Quali
selvatici si possono cacciare con uno springer?
Anche
se la conoscenza e la diffusione di questa razza sono migliorate, esistono
ancora moltissimi cacciatori che non hanno la più pallida idea dei tipi di
caccia praticabili con questi cani.
Cominciamo
pertanto con il dire che certamente si può cacciare tutta la selvaggina da
piuma oggi perseguibile. Risposta esagerata si direbbe; dettata dalla passione
per questi cani, più che dal ragionamento. Ed invece no! Pura constatazione
della realtà e della grandissima versatilità di questa razza. Anzi aggiungerò
anche che si può/potrebbe cacciare diversa selvaggina con pelo!
Esaminiamola
insieme.
Credo
che si sia tutti d’accordo nel ritenere che i terreni che ospitano di fatto la
selvaggina, dopo i primi giorni di caccia, sono generalmente coperti da folta
vegetazione. Erbe, rovi, canneti, boschi folti, calanchi scoscesi o fossati con
cespugliati e piante varie, sono il rifugio preferito dai selvatici che al
primo sospetto di pericolo spariscono al loro interno. Tra i selvatici, il più
pronto ad attuare questa difesa è certamente il fagiano.
Questo animale è il principe dei selvatici per lo springer. Con le sue caparbie
pedinate nel folto, ha bisogno di un cane che lo forzi al volo quando pensa di
essere al sicuro, e per lo springer è come un invito a nozze. Colta
l’emanazione non gli darà tregua aumentando sempre più l’eccitazione e
l’irruenza per cui il cacciatore riconosce sempre, anche quando non lo vede,
dal rumore del fogliame, dove è il cane, e dove potrebbe involarsi il fagiano.
Lo
springer condotto principalmente in questa caccia si abitua a scandagliare gli
sporchi senza esitazione riconoscendovi il luogo di rifugio dei fagiani.
Ammirevole il coraggio che dimostra nel perforare i roveti, le sponde ricoperte
di ginestre o di altri spini.
Taluno
trovandosi inoltrato in questi roveti e quindi non in vista del cacciatore,
alla partenza del selvatico lancia uno scagno in segno di avviso. Tollerato in
prova di lavoro è, secondo me, segno di grande collaborazione. Utile al fine
del carniere. Come quello posto in atto da altri springer, che cacciando
abitualmente animali da piuma, trovando l’usta del coniglio o della lepre,
vedendola schizzare, compiono la stessa cosa. Il cacciatore sarà pronto a
guardare per terra e non sarà colto di sorpresa. Od altri ancora che impegnati
nell’intrico più folto, avendo difficoltà a procedervi dentro e non riuscendo a
forzare l’animale perseguito, rendendosi conto di perdere terreno, emettono dei
mugolii come di rabbia. Vi posso garantire che al fine del carniere sono tutti
pregi impagabili.
Lo
springer può reperire l’emanazione sia
fuori che dentro al folto. In tutti i casi segnalerà con evidenza questo
momento sia accentuando il movimento della coda, che aumentando il ritmo
dell’azione. La vicinanza del frullo imminente sarà inoltre segnalata dal
portamento delle orecchie, alzate, in segno di massima attenzione.
Stesso
comportamento usa per la pernice sarda anch’essa
accanita pedinatrice nei terreni sassosi e cespugliati; e quanto detto vale
anche per le altre pernici quando abbiano acquistato una certa rusticità.
Certamente poco adatti si rivelano gli animali pronta caccia, vuoi per la
staticità degli stessi che quindi lasciano poche o punte tracce sul terreno;
vuoi perché essendo abituati alle voliere cercano più facilmente scampo nel
terreno pulito che nel folto.
La beccaccia,
questo monumento del cane da ferma, è un selvatico tipico per gli spaniel! Non
certo ricercata nei boschi puliti, ma nei fossati e nei boschi sporchi che
ormai sono la maggioranza. Nei forteti dove abitano anche i cinghiali, nelle
distese di ginestre, nei prunai, li lo springer è impareggiabile. Sulla beccaccia
l’esperienza porta questi cani a sfruttare più l’emanazione aerea che la pista,
ed una volta agganciatala la rimontano velocemente con delle sbandate
tipicissime che si concludono con l’aggressione del folto e l’involo più o meno
ravvicinato del selvatico.
Un
paio d’anni fa mi venne a trovare un cinofilo del centro Italia, sponda
adriatica, accanito cacciatore di beccacce con i cani da ferma. Utilizzava con
grande soddisfazione setter inglesi, irlandesi e pointer. Aveva però un
cruccio. Ad un certo periodo della stagione venatoria le beccacce sparivano
dalle faggete e dalle pinete pulite e si rifugiavano nei fossati collinari,
impenetrabili per i rovi e gli spini. Aveva provato con i suoi cani ma si
rendeva conto che non erano indicati per quel lavoro. Avendo sentito parlare
degli springer come di cani adatti ai terreni folti si era deciso a provarne
uno. Volle uno springer. Con mia grande soddisfazione quest’anno mi ha
confermato la grande validità della razza per quel tipo di lavoro e la
soddisfazione incredibile che si prova nell’accompagnarsi ad un cane che svolge
un compito incredibilmente ostico come se fosse una passeggiata nel cortile di
casa. Della razza ha apprezzato il grande coraggio che gli consente di
affrontare con avidità e naturalezza istintiva i roveti più impenetrabili; la
facilità del riporto dagli stessi luoghi impervi e la collaborazione sempre
pronta nell’azione di caccia.
Altri
selvatici perseguibili sono quelli che trovano nell’acqua e nei canneti
l’elemento naturale. Parlo dei rallidi: porciglione
e gallinella e degli anatidi.
Negli
acquitrini; nei fossati; in palude: lo springer si esalta, diventa lontra.
L’acqua è per lui un elemento più familiare che il terreno asciutto. Ho
posseduto cani capaci di stare immobili nell’acqua fonda in attesa dell’esito
della fucilata. Nuotatori silenziosissimi utilizzano la coda come timone.
Ingaggiano con i rallidi, ed anche con le anatre, lotte d’astuzia incredibili
riuscendo talvolta ad abboccarli senza dargli il tempo di volare. Cacciando
in questi ambienti lo springer sarà poi utilissimo per il riporto e il recupero
degli animali abbattuti, che caduti tra le canne sarebbero in molti casi persi.
Altra
caccia molto divertente che presuppone ottimi riflessi è quella al coniglio selvatico che lo springer costringe
ad uscire allo scoperto incalzandolo nei roveti e molte volte intercettando il
percorso fra l’animale e la tana impedendogli quindi la via di scampo. Il cane
che diventa esperto in questa caccia si abitua ad esplorare con minuziosità i roveti
imparando che il coniglio selvatico lascia un’usta breve. Molte volte quando
intercetta l’usta, il cane si arresta e tende la vista e l’udito per cercare di
individuare con precisione la posizione dell’animale e quindi balzagli addosso.
Stesso sistema di caccia utilizza per la minilepre.
La
lepre, invece, ha bisogno di tecnica
particolare e di territori ben popolati. Direi che questo selvatico può essere
insidiato con lo springer da cacciatore che sia lepraiolo, con risultati
persino migliori che con i segugi, riuscendo il più delle volte a sparare alla
lepre che schizza dal covo. Dico questo conoscendo un cacciatore con springer
dell’Appennino emiliano che è riuscito, nella sua zona di caccia, a far
smettere di cacciare i segugisti.
Detto
questo direi, altrettanto onestamente, che non mi sento di indicare la lepre
come selvatico tipico dello springer, sia per il tipo di ambiente che frequenta
e sia per la classicità di questa caccia eseguita con il segugio.
La
quaglia selvatica, praticamente cacciabile solo
all’estero dati i nostri calendari venatori, è un altro tipicissimo selvatico
dello springer. Cacciata nelle stoppie di grano alte tanto da consentirgli un
rifugio sicuro, o nei prati di erba medica da seme, o nei gerbidi folti d’erba.
Questo selvatico che si fa topo e corre tra le erbe e le stoppie facendo
impazzire molti fermatori, si trova inerme di fronte al cane che dopo averla
avventata risolve l’emanazione e si tuffa tra le erbe seguendo tutte le sue
evoluzioni sino a farla frullare. Affrontando il terreno a buon vento è
divertente seguire la perseveranza del cane nell’incalzare la quaglia che può
volare da un momento all’altro. Dopo lo sparo, se andato a buon fine, il
riporto completa sempre l’azione.
Questa
qualità del riporto viene utilizzata da molti cacciatori che si servono di
questi cani per la caccia ai colombi, sia alla posta
che dal palco, come da quelli che si dedicano ai piccoli uccelli: tordi, merli, allodole. Il cane abituato si siede ai piedi del
cacciatore o sotto il palco e và alla ricerca dei capi abbattuti quando gli
viene indicato. State certi che gli animali abbattuti finiranno nel vostro
carniere, ben difficilmente un riporto od un recupero non verrà effettuato.
Stesso
utilizzo del riporto, al quale si somma la funzione dell’esplorazione dei
folti, viene eseguito nelle cacce in battuta sempre ai tordi ed ai merli. Le
cosiddette “scacce” tipiche del centro Italia. Dopo aver appostato alcuni
cacciatori al termine di un canale, un fossato o un boschetto, i colleghi si
muovono dalla parte opposta verso di loro sparando a quegli animali che escono
a tiro e scacciando gli altri verso quelli appostati. Data la natura dei
terreni il cane serve sia per scacciare i selvatici dal folto sia per
recuperarvi quelli caduti dentro. Non di rado capita che il cane sloggi dal
folto il fagiano o la lepre ed anche la beccaccia.
Come
avete potuto leggere con il cane da cerca si possono cacciare tutti i selvatici
consentiti.