alcuni consigli……per condurre con dignità iN PROVE SPANIEL

(Marco Morisi)

1.    Cane al guinzaglio, cappello in mano e……buongiorno al Giudice che vi è toccato in sorte.  Potrete avventurarvi anche in un discreto, cordiale sorriso, altrimenti un educato buongiorno soddisferà ampiamente l’esigenza di un corretto approccio.

 

2.    L’accorto ed esperto giudice vi indicherà quale sia il terreno a disposizione e quale direzione seguire per esplorarlo correttamente. Il vostro posto è appena avanti alla giuria; l’allontanarsi dalla medesima, l’entrare assieme al cane nel folto (se non invitato espressamente a farlo) di solito testimonia una più o meno accentuata difficoltà del cane ad evidenziare una cerca di sufficiente iniziativa e correttamente spaziata. Il tentativo di mascherare la sopra detta lacuna incalzando il cane, affinché la distanza fra lui e voi sia la più idonea a tenerlo sotto controllo o ad evitare che interrompa l’azione interrogandovi con lo sguardo sulla direzione da prendere, è prassi scopertamente speculativa, della quale peraltro il buon giudice terrà conto nella stesura della relazione. In un solo caso è consentito accorciare rapidamente la distanza che vi separa dal cane, anche allontanandovi dal giudice: quando il soggetto in chiara azione di pistaggio carica repentinamente per obbligare il selvatico ad involarsi o schizzare allo scoperto.

 

3.     Non incoraggiate ripetutamente (in qualche caso ossessivamente) il cane con la voce, con lo schiocco delle dita o con qualsivoglia altro mezzo con esso “concordato in allenamento”, soprattutto quando non serve perché il soggetto sta svolgendo un efficace lavoro. Tre o quattro incoraggiamenti nel turno appaiono cadenza sufficiente, corretta e rispettosa del silenzio nel quale il selvatico vive d’abitudine.

 

4.    Di fronte al terreno che v’è toccato in sorte, mentre il giudice scrive l’ora e con il cane ancora al guinzaglio, organizzate mentalmente il modo di percorrerlo, con particolare attenzione per quelle posizioni che vi appaiano come un più probabile rifugio di selvaggina. Una volta partiti bisogna pensare in fretta ed il percorso più intelligente, a volte fa la differenza fra l’incontrare o finire il turno con un “non qualificato”. In queste questioni una buona esperienza di caccia è di non piccolo aiuto, se non la si ha è bene procurarsela il prima possibile.

 

5.    Non distogliete il cane dalle emanazioni, per costringerlo ad un percorso che solo voi avete nella mente ma non è condiviso dal naso del medesimo. Sorpassi è trascuri, non di rado trovano nel conduttore troppo protagonista o che ha il pallino di portare lui stesso il cane all’incontro, un complice di rara efficacia. Se invece la difficoltà primaria sta nel non riuscire ad  interpretare “l’espressione”del cane quando questi stia elaborando una emanazione significativa, in questo caso o l’esperienza del conduttore è davvero insufficiente o il soggetto è assolutamente poco espressivo; in entrambe le ipotesi comunque il chiamarlo in altra direzione è quantomeno una perdita di tempo che non riduce il rischio di toglierlo dal selvatico avvertito.

 

6.     Ogni cinquanta passi guardate dov’è il giudice e accertatevi che non abbia indicazioni da darvi. Quel signore che alla fine vi dirà quale qualifica ha meritata, in quel giorno, il vostro cane non è ne una macchina ne un salariato cottimista che debba inseguirvi a dispetto dell’impervietà del terreno o delle sue opinioni in merito alla direzione da prendere. Perché si realizzi un turno di eccellente valenza, in una prova tecnicamente all’altezza, diverse sono le variabili in gioco: il cane, il selvatico, il conduttore, gli sparatori e spesso la fortuna. L’inseguire il cane, magari correndo, e disinteressandosi di tutto il resto mi pare davvero troppo poco per rendere “legittime” le personali e, per certi versi naturali, ambizioni di successo.

 

7.     Prima di dare un comando valutate mentalmente quante siano le probabilità di essere ubbidito, se sono troppo poche non rischiate, state in silenzio e fermo con le mani, lasciate che il cane si assuma i suoi rischi e faccia di testa sua. Vedere e sentire il conduttore che gesticola ignorato o richiama inascoltato produce nel giudice la conferma, di solito già intuita, di quali siano i veri, provati limiti della prestazione. Quando questo comportamento si conclama nell’inascoltato invito ad entrare in un muro di spine, quando qualche metro più avanti v’è un invitante pertugio fra i rovi, allora il disappunto di chi giudica ( il quale di solito tifa per il cane), tende a trasformarsi in una spiacevole depressione.   

 

8.    Non mandate mai il cane in una porzione di terreno già esplorata, neppure se la cerca in quel tratto fosse stata frettolosa o grossolana, non è economico per la brevità del turno, non è motivante per il cane che ripete lavoro già fatto, non è lusinghiero per il conduttore che evidentemente non crede al proprio soggetto, con l’aggravante che se per estrema sventura dovesse, in siffatto frangente, scovare un selvatico il “punto” sarebbe come minimo “viziato” dall’improvvido intervento del conduttore. Se le qualità naturali del cane ed il dressage sono ai massimi livelli, per emergere bisogna sapere accettare i rischi insiti nella logica di una prova di lavoro. Ripensamenti e prudenza non sono bagaglio del trialler e, a mio parere, non devono essere neppure orpello di chi lo conduce.

 

9.    Se avete avuto la buona sorte d’incontrare nella prima metà del turno, dovete accettare il fatto che le somme si tirano alla fine di un tempo congruo perché il giudizio complessivo sia credibile. In queste circostanze non limitate volutamente l’azione del cane, magari mandandolo a cercare in una coltura di ravanelli,  per evitare il rischio insito in un secondo incontro. Il giudice inevitabilmente se ne accorgerà e dovrà tenerne conto nell’attribuzione della  qualifica e stesura delle  classifiche. Ancora una volta la questione sta nel come interpretiamo la “cinofilia di selezione” o se volete (meno ampollosamente) la cinofilia agonistica. Imporre un campione all’attenzione degli allevatori è fatto talmente influente sui destini della razza che non può dipendere da turni furbi o sparagnini. Quando accade il giudice deve porvi rimedio e il conduttore immancabilmente non ne sarà soddisfatto.

 

10.          Condurre lo spaniel in prova di lavoro presume, ancor più che per altre razze, un affiatamento strettissimo e anche a fronte di circostanze nuove e imprevedibili, devono essere dati comandi precisi e comprensibili dal cane. Comandi impartiti decine e decine di volte in allenamento, sempre uguali e assolutamente univoci. “Cerca” vuol dire cerca un selvatico vivo e fallo volare, “riporta” è ordine che sottintende un’azione che ha finalità diverse e soprattutto una condizione del selvatico che impone al cane un abbocco rapido e determinato. Siate precisi con i comandi, anche quando dovete indicare al cane la direzione da prendere o il punto di caduta di un selvatico, provate questi esercizi in allenamento fino a che i problemi di comunicazione non si siano ridotti al minimo. Condurre può essere anche un divertimento e quando ci si comprende con facilità, il divertimento aumenta.

 

11.          Sportività, discrezione, pacatezza nella conduzione e un po’ di obiettività nel giudicare ancor prima del giudice il vostro cane, sono doti che crescono con l’esperienza e la capacità d’intuizione, prima cominciate e meglio sarà. Vi renderanno apprezzati dai giudici e rispettati nell’ambiente; senza contare che alla fine del turno, se tutto è andato bene, potrete contare su una massima qualifica per il cane e un inespresso ma sentito attestato di “cinofilo di classe” per voi.